lunedì 26 ottobre 2009 | Autore: PB
Da qualche settimana in tutto il mondo ci sono persone che si scannano per provare l'ultimo servizio di Google che, a mio avviso, è anche il primo serio candidato a poter sostituire la classica email.

Solo pochi eletti hanno ricevuto l'invito a provare il nuovo servizio. Le pre-iscrizioni si erano aperte parecchi mesi fa, ma i primi inviti sono partiti solo una quindicina di giorni fa. Chi ha ricevuto un invito ha la possibilità di invitare a sua volta qualche amico. Questi inviti "secondari" sono andati letteralmente a ruba e alcuni sono arrivati a venderli su ebay, ricavandone più di 5000 dollari.

Tutto questo per dire che, essendomi pre-iscritto fra i primi, ho appena ricevuto l'invito di Google Wave. Questo vuol dire che ho a mia disposizione inviti da distribuire. Chi vuole provare l'onda?

Chi non sapesse di cosa parlo e fosse curioso, può guardare il lungo video dimostrativo disponibile a questo link (1 ora e 20'), altrimenti potete guardare la versione sintetica qui sotto (8 minuti).





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martedì 20 ottobre 2009 | Autore: PB
Approfitto del commento di Claudia (che dice che a volte non sta dietro al ritmo di pubblicazione dei nostri post) per rispondere ad una domanda che mi hanno fatto in molti.

Rispetto a quando partimmo per New York, il modo in cui la maggior parte delle persone si approccia ad internet è molto cambiato. Già allora MySpace andava alla grande, e si stava diffondendo velocemente il nuovo Facebook (che allora si chiamava "The facebook"), ma i blog la facevano ancora da padrone, ed erano loro, insieme ai primi servizi di photo- e video-sharing come Flickr e Youtube a rappresentare la rivoluzione del cosiddetto "Web 2.0".

Oggi i blog sopravvivono, ma sono stati decisamente relegati in secondo piano dall'avanzata inarrestabile dei "social network" come Twitter, Friendfeed e in Italia soprattutto Facebook.

Allora perchè riproporre un blog, anzichè dedicarsi alla propria pagina di Facebook, con tutte le connessioni ed i servizi che garantirebbe? Perchè mi piace l'idea che chi ha voglia di vedere come stiamo debba fare la piccola fatica di venire sul nostro sito. Mi fa piacere sapere che le visite che riceviamo siano di persone che prima hanno pensato a noi, si son chieste come ce la passiamo e venendo sul blog hanno trovato una risposta. Con Facebook saremmo noi ad invadere il vostro spazio raccontandovi tutte le nostre sciocchezze, anche quando in fondo non vi interessano; il blog, invece, è come la risposta ad una domanda.

Forse è che mi piace fare il prezioso, forse è che in fondo sono discreto.
O forse è solo che sto diventando vecchio e sono rimasto indietro!

Comunque sia, per chi non lo conoscesse già, vi insegno un trucco. Se proprio non volete fare la fatica di venire sul blog, potete ricevere automaticamente ogni nostro post appena lo pubblichiamo. Per farlo, dovete cliccare sul link "RSS post" in alto a destra e scegliere il vostro programma di email o il vostro lettore di feed preferito (il comportamento è diverso a seconda del browser che usate).

Se poi dovesse diventare una droga, potrete provare il pulsante "RSS commenti"...

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sabato 17 ottobre 2009 | Autore: PB
Oggi siamo finalmente tornati a Manhattan. Sono ancora in preda ad un groviglio di emozioni e ricordi difficile da raccontare.

Per ora posso solo dire che, a distanza di due anni, tornandoci da "turisti", abbiamo definitivamente concluso che è inconfutabilmente la città più bella del mondo.

P
giovedì 15 ottobre 2009 | Autore: PB
Questa mattina ci aveva dato solo un piccolo avvertimento, ora sta nevicando sul serio!



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Update: ha smesso dopo un po' e non ha "attaccato".
| Autore: NN
Ieri la Sarina ha cominciato a girarsi da sola. L'avevo messa nella sua palestrina a fare i giochi a pancia in su, mi sono assentata due secondi e quando sono tornata era a pancia in sotto. Sono rimasta davvero molto sorpresa. L'ho poi rimessa a pancia in su e ogni volta lei si girava e andava a pancia in giù. Fa proprio ridere e allo stesso tempo tenerezza vedere come prova a fare cose nuove ogni giorno.

N
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| Autore: PB
Questa mattina abbiamo dovuo fare un po' di giri "a valle" per portare Sara dal pediatra a fare un controllo (e si è beccata anche un altro bel vaccino) e per tornare a casa. La temperatura era chiaramente calata rispetto ai giorni scorsi, e stava anche spiovigginando.
Dopo aver lasciato le mie donne a casa, sono venuto direttamente in ufficio e appena arrivato al Mountaintop Campus, mi sono accorto che quella che il tergicristallo stava spazzando non era più solo acqua, ma un misto di acqua e neve.
Qui al centro mi hanno rassicurato, dicendomi che è solo un caso e che di solito non si ha neve prima della fine di novembre, quindi probabilmente torneranno presto le belle giornate.
Intanto, però, ho avuto un'anteprima dell'inverno innevato che ci aspetta.

P
mercoledì 14 ottobre 2009 | Autore: PB
Domenica scorsa, mentre andavo a prendere Paola a casa, cercavo sull'autoradio un po' di musica. Dovete sapere che qua la maggior parte delle stazioni radio trasmette poca musica e molti programmi di giornalisti, comici, opinionisti etc. Perciò, non è immediato trovare una stazione che trasmetta qualche canzone. Mentre stavo scorrendo le varie frequenze, ho sentito finalmente qualche nota uscire dalle casse. All'inizio ero incredulo, ma mentre passavano i secondi, quell'assolo di fisarmonica si configurava sempre più come qualcosa di inconfondibile. L'inizio della strofa, a quel punto, era solo una conferma superflua: "Sento la nostalgia del passato..."
Mi sono goduto, sbigottito, tutta Romagna mia, curioso di capire come mai la stessero trasmettendo in Pennsylvania. Alla fine della canzone, uno speaker ha spiegato che stavano ripercorrendo le 400 canzoni italiane più famose di sempre. Dopo il nostro inno regionale, è partita una sconosciutissima Ti ho amato così tanto, e ho cambiato stazione.
Altro che Pausini, un Grammy a Raul Casadei non lo toglie nessuno!

P
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lunedì 12 ottobre 2009 | Autore: NN
Domenica è venuta a pranzo da noi Paola, la collega di Paolo. Siccome domani partirà per ritornare in Italia, abbiamo passato la giornata insieme. Lei è stata qua soltanto tre mesi e quindi, non avendo la macchina, non ha potuto girare e vedere tante cose. Abbiamo perciò deciso di andare a fare una bella passeggiata in un parco nazionale che ci avevano consigliato gli Akiyama. Il parco si trova a una quarantina di minuti di macchina da casa nostra, quindi dopo pranzo siamo partiti approfittando anche della bella giornata di sole.
Il parco è davvero molto bello, c'è un lago molto grande e tutto attorno il parco. Ci sono le zone dove si possono fare pic-nic con tavoli e panchine, attorno al lago c'è un percorso che si può fare a piedi o in bici, si possono noleggiare delle barchette per fare un giro nel lago, ci sono le zone dove si può pescare e poi d'estate c'è anche una piscina, mentre d'inverno fanno pattinaggio e pesca sul lago ghiacciato. C'è anche un piccolo porto con parecchie barchette.
Abbiamo fatto una bella passeggiata e siamo felici di aver trovato un posto così carino. La prossima estate ci andremo a fare tanti pic-nic, bagni e gite in barca.

N
| Autore: NN
Oggi la Sara ha assaggiato la sua prima pappa. Devo dire che come prima volta sono abbastanza contenta. E' stato veramente un assaggio, perchè avrà mangiato un paio di cucchiaini, però è un inizio. Fa morir dal ridere perchè vuole fare da sola, vuole avere lei il cucchiaino in mano e portarselo alla bocca. Alla fine aveva la pappa ovunque, ovviamente!

N
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martedì 6 ottobre 2009 | Autore: NN
Questa mattina per la prima volta io e Sara abbiamo accompagnato il babbo al lavoro così da poter avere la macchina tutto il giorno a nostra disposizione per poter uscire di casa e fare qualche giretto. Avevamo già provato la strada di andata e ritorno dal lavoro con Paolo un paio di volte, ma sarà stata l'emozione, sarà stata la Sarina che aveva cominciato a piangere, sono andata dritto alla nostra uscita. Questa proprio non ci voleva, ma non mi sono fatta prendere troppo dal panico (io ancora qua non conosco bene le strade e la mia grande paura è proprio quella di perdermi), ho chiamato Paolo e la situazione era meglio del previsto. Ho solo dovuto fare una strada leggermente diversa, ma siamo arrivate a casa sane e salve! Più tardi, altro giro altro regalo... speriamo bene!

N
lunedì 5 ottobre 2009 | Autore: PB
La nostra nuova parrocchia americana si chiama Notre Dame ed è animata da diversi sacerdoti. Durante le omelie domenicali, capita spesso che essi (in particolare il Parroco) affrontino temi di politica sociale, prendendo spunto da episodi tratti dalle Letture o dalle cronache della settimana. Così, abbiamo seguito un'omelia sul ruolo e l'importanza che la fede della madre dei Kennedy ha avuto nelle scelte e nelle posizioni dei figli, un'altra sulla scelta di coprire i simboli religiosi nei luoghi in cui il presidente Obama viene accolto a parlare, un'altra sul modo in cui la stampa si pone di fronte alle festività dei vari culti.

Nell'ultima Messa, le Letture portavano a riflettere sul Sacramento del Matrimonio ed il Sacerdote ci ha raccontato che una pratica molto diffusa, sebbene non prevista dal Rito ufficiale, sia quella di inserire nelle celebrazioni il segno della "candela dell'unione". Lo sposo e la sposa entrano con due candele accese, che a un certo punto della Messa usano per accenderne una più grande, bella e decorata. Gli sposi poi spengono le proprie candele, a simboleggiare che le due individualità muoiono per dar vita a una sola unione. Anche noi avevamo usato un'immagine simile nel nostro libretto di Matrimonio. Bene, il Celebrante di oggi ha confessato che non riesce proprio ad accettare questo rituale, non solo perché non è previsto dalla liturgia, ma soprattutto perché può dare un messaggio sbagliato. Infatti, gli sposi entrano in chiesa con due fiamme, ma dopo il matrimonio ne resta solo una. Sembra che il Sacramento, in realtà, tolga qualcosa.

La sua proposta è, invece, quella di sostituirlo con il "Rituale del cappuccino". Lo sposo entra in chiesa con del caffè, la sposa con del latte. Sull'altare li aspetta una moderna macchina per fare il cappuccino. Gli sposi vi mettono i propri ingredienti e dopo un po' la chiesa viene invasa dalla fragranza del cappuccinio (a queso punto il prete ha anche fatto l'effetto sonoro del caffè che vien su). Rispetto alla "union candle", questo rito sarebbe più utile per trasmettere tre messaggi molto importanti sul matrimonio. Il primo è che anche qui i due "ingredienti" originali si sacrificano, ma lo fanno per dar vita qualcosa che è qualitativamente migliore di ciò da cui si partiva. Il secondo è che, mentre la "union candle" potrebbe essere usata per riaccendere le due candele individuali, il cappuccino non può in alcun modo essere scisso in caffè e latte, a rappresentare l'indissolubilità del Sacramento. Il terzo, è che le due candele sono identiche, mentre caffè e latte, per quanto parimenti indispensabili, sono diversi e complementari. Il cappuccino non si fa e non si potrà mai fare con caffè e caffè, o con latte e latte.
Come tocco finale, a simboleggiare la carica di doni dello Spirito Santo che arrivano nel Matrimonio, il Celebrante deve guarnire il cappuccino con un'abbondante spruzzata di cacao.

Bene, a prescindere dalle differenti posizioni che si possono avere sull'argomento, bisogna riconoscere che la parabola del cappuccino ha in sè qualcosa di geniale!

P
domenica 4 ottobre 2009 | Autore: PB
D'ora in poi, la faccenda si fa torbida, quindi abbiamo deciso di omettere la maggior parte dei cognomi dai post.

Il nostro blog vuole essere una commedia, in cui tutto va sempre a finire bene, ma ogni commedia che si rispetti deve iniziare con il suo giretto all'"inferno"; l'episodio di oggi riguarda proprio questo.

Il lunedì seguente il nostro arrivo, Paolo ha cominciato a lavorare al Center for Advanced Technology for Large Structural Systems (ATLSS) della Lehigh University. Tutta la famiglia Bocchini è andata allegramente a fare una gita sul cucuzzolo della montagna per visitare l'ufficio di Paolo, conoscere i colleghi e, soprattutto, sbrigare alcune pratiche importanti di registrazione immigrati. Da quel momento in avanti, le nostre giornate sono continuate con una certa stressante routine. Paolo passava circa mezza giornata in ufficio e l'altra mezza a fare giri nei quali spesso non si concludeva nulla (cercare un auto, indagare in concessionarie loschissime per trovare pratiche ai limiti della legalità che ci permettessero di comprarne una in fretta, provare ad ottenere una carta d'identità per la Pennsylvania, fare un contratto per un cellulare, aprire un conto corrente...). Il tutto condito con una notevole angoscia dovuta al fatto che il GPS funzionava a momenti alterni, tipo un minuto sì, e 2 ore no. Ogni volta che si usciva di casa, era un viaggio della speranza... Di conseguenza, le notti erano dedicate al vano tentativo di far funzionare correttamente il nuovo GPS. La Nico rimaneva chiusa nella camera d'hotel con la Sarina, perché non c'era molto altro da fare fuori di lì. Il tutto condito con pasti a base di hamburger o similia, che dopo una settimana diventano davvero indigeste. Fra i vari problemi, il più serio era che abbiamo scoperto che l'assicurazione sanitaria di Lehigh ci avrebbe coperto solo a partire dal 1 settembre, quindi avevamo davanti più di due settimane scoperte. Naturalmente, non potevamo permetterci un tale rischio, considerando che Sara aveva meno di 3 mesi, ma un'assicurazione "ponte" per arrivare al primo settembre ci sarebbe costata circa $3000. Mai inconveniente fu tanto propozio, perché ci ha portato ad incontrare Ann: una persona che non solo ci ha trovato una buona copertura assicurativa per soli 80$, ma ha anche avuto un ruolo cruciale nel seguito della storia, e sarà protagonista di uno dei prossimi episodi. In mezzo a tutto questo, le nostre giornate (e nottate) scorrevano rapidissime e non vedevamo l'ora di poter prender possesso dell'appartamento per cominciare a sistemarci. Così è finalmente arrivato il venerdì pomeriggio e l'appuntamento con André, il protagonista di questo episodio.

Andrè, è il precedente inquilino dell'appartamento in cui dovevamo andare e avevamo deciso di incontrarci per il passaggio delle consegne e per farci dare da lui alcuni consigli. Ebbene, purtroppo, appena André ci ha accolti, ci siamo resi conto che le prime impressioni della Nico erano tristemente esatte (come solitamente accade), anzi, l'appartamento era in condizioni decisamente peggiori di quanto ci potessimo immaginare. Le scale erano rinforzate con il nastro adesivo perché le enormi fessure che sfoggiavano non si aprissero troppo, le finestre erano saldate dalla vernice e non si aprivano (una aveva persino il vetro rotto), il lampadario era rotto e sembrava che dovesse cadere da un momento all'altro, la "cucina" sembrava uscita da un film dell'orrore, il pavimento si stava "sfogliando" in molti punti e in bagno era addirittura sfondato (non scherziamo, c'era un buco, largo circa 40cm, coperto da una pellicola adesiva), e potremmo andare avanti con la lista molto a lungo. Abbiamo persino foto e video, ma ve li risparmiamo. Il brutto è che noi avevamo fissato quell'appartamento dall'Italia per un anno proprio perché avevamo visto le foto e ci eravamo fidati di André. Con qualche magia, da angolazioni improbabili, André era riuscito a scattare foto che facessero sembrare l'appartamento carino. Era stato anche molto attento nell'elencarci tutti i pregi (?!?) che aveva e come unico difetto aveva fatto presente che durante l'inverno il riscaldamento era stato leggermente insufficiente, ma aveva risolto tutto con un termosifone portatile, gentilmente offerto dal proprietario. Potete immaginare quanto fossimo stupiti quando, invece, durante il nostro incontro André era il primo a riconoscere gli enormi problemi dell'appartamento! Ci ha raccontato che in realtà il termosifone portatile non ha risolto nulla, perché lui comunque indossava in casa i guanti di lana e alcune notti ha dovuto dormire con la giacca a vento. La sua ragazza, che era venuta dalla Francia a prenderlo, ci spiegava che per quanto si sforzassero di pulire, quel posto era sempre irrimediabilmente sporco, infatti camminando in cucina le suole si attaccavano al pavimento (davvero, si attaccavano, e nemmeno noi siamo riusciti a farci nulla!). Il motivo per cui André non ci abbia detto tutte queste cose prima resta ancora un mistero. Noi crediamo che sia perché in fondo lui si fosse trovato sinceramente bene in quel posto. Abbiamo capito che in realtà non ci è mai stato: era in ufficio dalle 7.15 di mattina alle 11 di sera, spesso anche nei weekend. E quello era per lui solo un posto vicino all'ufficio in cui dormire. Con la giacca a vento.
La realtà ha superato ogni fantasia quando Paolo ha chiesto ad André di mostrarci la lavanderia.

P: "Ok, André, il proprietario ci ha detto che ci sono anche una lavatrice ed un'asciugatrice disponibili in cantina, ci porti a vederle?"
A: "Sì, certo, ma è meglio che venga solo tu."
P: "No, sarà Nicoletta a doverci andare la maggior parte delle volte, quindi è meglio che tu spieghi a lei come si fa."
A: "No, no, davvero, lei non deve venire, è pericoloso!"
P: "Che vuol dire 'pericoloso'?!?"
A: "No, davvero, non deve venire, con la bambina... non deve venire."

A quel punto abbiamo insistito e, seppure riluttante, André ha acconsentito ad accompagnarci in cantina. Per accedervi, si deve uscire di casa, andare sul retro ed aprire due portelloni sul pavimento sgangherati. Attraverso di essi si scende per una scala stretta, ripida e insicura in un antro dominato da cianfrusaglia, ragnatele e umidità in cui in un angolo era incastrata una lavatrice e in un altro un'asciugatrice. André ha esortato Paolo a fare molta attenzione quando avesse tolto i panni dalla lavatrice, perché nel caso gli fosse scivolato qualcosa e fosse caduto sul pavimento, sarebbe stato necessario rilavarlo. Paolo ha annuito, ma dentro di sè pensava che se qualcosa avesse toccato quel "pavimento" sarebbe stato meglio buttarlo direttamente via.
Nicoletta, Sara e la ragazza di André, saggiamente, non erano scese, e quando Paolo è risalito dalla grotta si è accorto che sebbene la Nico stesse cercando di nasconderlo, stava piangendo. Senza bisogno di stare a raccontare ulteriori dettagli, quel posto era un disastro. Noi ci eravamo dovuti fidare, perché era l'unico per il quale potevamo avere informazioni dettagliate e disinteressate dal precedente inquilino. L'alternativa sarebbe stata venire in America senza nessun appoggio sicuro, e farlo con una bambina di tre mesi non ci sembrava saggio. A quel punto eravamo incastrati perché avevamo firmato un contratto annuale per un posto che poteva essere accettabile come dormitorio per un ragazzo, ma non come casa per una famiglia.

Metre tornavamo all'albergo, non sapevamo cosa dirci e hanno regnato lacrime silenziose. Arrivati in camera, abbiamo avuto un'altra brutta sorpresa, forse per il nervoso, forse per una settimana di alimentazione sbagliata, per la prima volta il latte della Nico cominciava a scarseggiare. Oggi non è certo un dramma se una madre non può allattare la figlia, ma in quel momento sembrava che tutto stesse andando a rotoli. Paolo ha dovuto lasciare la Nico in crisi in camera ed andare alla ricerca di qualcosa per risollevarla e nutrirla. Il problema era... cosa? Il GPS ovviamente anche quella sera non aiutava, ma per fortuna Paolo era riuscito a ritrovare il grande supermercato che gli Akiyama ci avevano mostrato il primo giorno. Lì ha comprato prosciutto cotto che sapesse di prosciutto cotto, carote e insalata già lavati e tagliati, mozzarelle con un aspetto invitante e persino pita greca, che si può ritenere il miglior surrogato della piadina romagnola. Così, quella notte, Paolo è tornato trionfante e abbiamo consumato una specie di piadina (scaldata nel microonde) con cotto e mozzarella, un po' di verdura fresca e concluso con una macedonia di frutta (industriale). Nel frattempo, anche Sara aveva mangiato, perché la crisi del latte si era rivelata solo temporanea.

Il problema della casa restava, ma con lo stomaco pieno e la gola finalmente soddisfatta, siamo potuti andare a letto. Ovviamente nessuno è riuscito a chiudere occhio, ma avevamo ancora chiaro di poter contare l'uno sull'altra ed eravamo pronti ad affrontare, la mattina dopo, il protagonista del terzo episodio: John.

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